A UN VECCHIO


Aspetta un attimo a attraversare

stai mangiando un gelato e hai comprato il pane

guardi i piccioni, poi guardi il tuo cane

È da un po’ che anche lui è cresciuto,

anche se vive nella tua casa

fatta di parole

Senti un occhio leggero sul cuore

e non domandi chi è

 

Ma ridi sotto alle piante di fico

e pensi al tempo che sbadato

al futuro che arriva, e lo guardi col cannocchiale

E pensi a chi lo lascio, così smarrito che fa male

Così smarrito che ti fa male

 

E tu un piccolo indigeno che gioca sotto casa

mentre un fumo leggero disegna la strada

con la piuma che usavi per bucare le uova

per succhiarle da dentro, com’è buono il tuorlo

com’è buono il tuorlo

 

E lei uguale a una pepita nell’acqua di ruscello

una goccia di latte che pende da un secchio,

una fetta di mela così buona col pane

così buona col pane

 

E adesso che ci pensi e discuti con le aiuole

come un disco rigato che ripete le stesse parole

e racconta ai nipoti, e gli dice che tante di quelle storie

sono giacca e cravatta ormai,

giacca e cravatta ormai

 

Ma poi ridi sotto alle piante di fico

e pensi al tempo che sbadato

al futuro che arriva, e lo guardi col cannocchiale

E pensi a chi lo lascio, se decido che non fa male

A chi lo lascio, se decido che non gli fa male.